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Le Sedute di Pratica Psicomotoria

La Pratica Psicomotoria è una disciplina Educativa, Rieducativa e Terapeutica che si applica tramite la relazione instauratasi tra il bambino e l'Operatore di Pratica Psicomotoria.

Nella seduta di psicomotricità ci si propone di stimolare il bambino ad agire e provare piacere nel far ciò che gli interessa, favorendo uno sviluppo più armonico della persona.

Viene presa in considerazione la globalità dell’essere umano, unione della struttura somatica, affettiva e cognitiva e preferita la modalità tonico-emozionale di essere al mondo, dove, nell’espressione di sè stessi, il gesto anticipa ed integra linguaggio.

Durante la seduta psicomotoria, al fine di creare una situazione di benessere, fiducia e sicurezza per i partecipanti, l'Operatore propone attività motorie basate su giochi da vivere insieme.


All’interno della seduta si riconoscono alcuni momenti fondamentali:

  • Rito Iniziale e Rito Finale (dedicati all’apertura ed alla conclusione di ogni incontro)
  • Spazio sensomotorio e della pulsionalità
  • Spazio del gioco simbolico e dell’emozionalità
  • Spazio della costruzione e della presa di distanza dal vissuto emozionale

Durante la seduta l'Operatore struttura gradatamente gli spazi, definisce una sequenza di attività ed una logica temporale.

Il bambino che partecipa alla seduta si sente rassicurato nel ritrovare spazi, luoghi, tempi e materiali a lui noti, da dove ripartire nel percorso di gioco ed apprendimento, evolvendo anche da un punto di vista cognitivo

Attraverso lo spazio della seduta lo psicomotricista si propone quindi di accogliere e rispondere adeguatamente alle richieste profonde del bambino, di favorirne gli aspetti creativi e la formazione del pensiero.

Ma cosa accade durante la seduta di psicomotricità?

In forma molto sintetica si propone di seguito una schematizzazione di una seduta.


Tenendo conto che l'attività psicomotoria è qualcosa di unico e diverso per ogni incontro, in tale originalità si possono comunque distinguere rituali, regole e tempi definiti:

  • un momento iniziale in cui i partecipanti sono raccolti sulle panchine, viene loro annunciato il materiale a disposizione e ricordate le regole del gioco (legate soprattutto al rispetto degli altri, di se stessi e del luogo);
  • la seduta psicomotoria vera e propria in cui i partecipanti scelgono il materiale a disposizione per giochi di tipo senso-motorio e simbolico;
  • un momento finale di dialogo su quanto avvenuto durante il gioco, di rappresentazione grafica e manipolativa, al fine di tradurre la propria emotività in linguaggi diversi e più accessibili.

 

I rituali.

 

In termini generali i rituali sono sequenze comportamentali che si ripetono, nel tempo, nel medesimo modo. I riti che tutti conosciamo riguardano momenti importanti della vita – come ad esempio il rito attraverso cui l’individuo, nell’ambito religioso, entra a far parte della comunità – oppure consuetudini quotidiane, come la favola della buona notte o il saluto della mattina: piccoli gesti che avvengono regolarmente e, come tali, diventano facilmente prevedibili e rassicuranti nella loro ripetitività.


Anche la seduta psicomotoria prevede alcuni rituali, momenti che il bambino può pregustare con certezza e che gli danno sicurezza.


La seduta, che si svolge in uno spazio e tempo costanti, è cadenzata da un rituale di inizio e da uno finale, dalla presenza dei medesimi materiali da adoperare, dal ritrovare sempre gli stessi adulti conduttori.


Durante il Rito iniziale i bambini, seduti l’uno accanto all’altro, attendono di essere chiamati per nome e salutati, quindi ricordano le poche regole che normano l’attività, legate soprattutto al rispetto degli altri, di se stessi e del luogo, e vengono invitati ad occupare lo spazio dei giochi.


Durante il Rito finale i bambini ripercorrono le azioni e le emozioni dei giochi appena terminati, non solo con le parole ma anche attraverso disegni e le costruzioni in legno.


Un altro aspetto della ritualità riguarda la sala della psicomotricità, che solitamente si presenta ordinata, con gli oggetti e gli spazi per il gioco ben distribuiti e possibilmente sempre nel medesimo posto; anche questa cura contribuisce ad accrescere la sicurezza di cui il bambino necessita.


Oltre agli aspetti educativi i rituali contengono anche elementi di gioco: non è raro che un gioco proposto quasi per caso dai bambini durante la seduta di psicomotricità, come l’arrivo di uno squalo o del lupo, venga da essi ripetuto anche nei successivi incontri con eguali caratteristiche, divenendo un gioco immancabile anche perché conosciuto e rassicurante nella propria ripetitività.

 

Il gioco senso-motorio.

 

L'attività psicomotoria, partendo dalla spontaneità del bambino e dal piacere ch’egli prova nel gioco e nelle azioni, favorisce uno sviluppo psicofisico armonioso. Attraverso il piacere ludico si attiva la motivazione al movimento , alla scoperta, alla conoscenza, all’interazione con il mondo circostante.


Il piacere del gioco, sino ai dodici/diciotto mesi, è prevalentemente legato alle esperienze sensoriali e motorie che il bambino stesso può provare. Si parla difatti di gioco “senso-motorio”, in cui muoversi, lasciar cadere, toccare, far rumore, esplorare con la bocca e con i sensi, spostare gli oggetti,… sono tutte azioni che strutturano un approfondito rapporto con l’esterno.


Il piacere senso-motorio regala al bambino la sensazione ed il sentimento di se stesso, nel percorso di costruzione di un’immagine positiva di se stesso.

Nello spazio per le attività senso-motorie i materiali necessari sono:

  • materassini e cubi morbidi di varia dimensione e colore;
  • una struttura per arrampicarsi, saltare e scivolare;
  • stoffe;
  • teli;
  • oggetti cioè che diano spazio al desiderio, al movimento, e che consentano al bambino la percezione corporea nella sua totale potenzialità.

Nel gioco senso-motorio il bambino, attraverso il movimento, racconta di sé: corre, si dondola, salta, sperimenta l’equilibrio e il disequilibrio, si rotola al suolo, si appende alle sbarre, si arrampica, lancia un oggetto, rincorre gli amici…attraverso queste attività impara a conoscere se stesso ed i propri limiti, ad affrontare le paure che lo coinvolgono.
Sino ai dodici/diciotto mesi il gioco psicomotorio si manifesta soprattutto attraverso le esperienze sensoriali e motorie che il bambino scopre poco per volta.


Con l’inizio della deambulazione si moltiplicano le possibilità di movimento dei bambini, e le azioni senso-motorie vengono ripetute innumerevoli volte, al fine di essere interiorizzate.

Nella sala di psicomotricità, all’interno dello spazio dedicato al gioco senso-motorio, il bambino cerca liberamente, a seconda delle proprie attitudini, movimenti ed oggetti da esplorare, motivo ed avvio di nuovi apprendimenti.


La psicomotricista osserva il bambino in questa ricerca, proponendogli oggetti e situazioni di gioco via via diversi, in un percorso evolutivo individuale e di gruppo.

 

Il gioco simbolico.

 

Continuiamo il nostro percorso all’interno della sala di psicomotricità, dove abbiamo sinora parlato del gioco senso-motorio.

Quando la situazione motoria si è conclusa si può lasciare spazio al gioco simbolico, luogo in cui il bambino racconta di sé, delle proprie paure e desideri, attraverso i propri vissuti.


In quale modo? Con il gioco simbolico i bambini attribuiscono significati diversi per i vari oggetti presenti nella sala: un cubo su cui poco prima si saltava diventa ora un essenziale parete per costruire una casetta, il telo che prima la psicomotricista tendeva per il dondolio ora è il mantello di un principe coraggioso che lotta contro i draghi, e così via, lasciando spazio al desiderio del bambino di mettere in gioco le proprie fantasie, paure, richieste.


I materiali ed i giochi messi a disposizione nello spazio simbolico sono: i teli - utilizzati per travestirsi, avvolgersi, nascondersi, farsi trascinare, i cubi, le corde, i drappi colorati


I giochi simbolici sono di ampio contenuto educativo, e fondamentali per la genesi e lo sviluppo delle rappresentazioni fantasmatiche del bambino, che anima gli oggetti adeguandoli ai propri desideri simbolici.


In altre parole: attraverso i giochi simbolici l’oggetto ed il vissuto con l’oggetto (ad esempio un bastone che diventa un cavallo) sono, in maniera spontanea simboli e rappresentazioni.


Il gioco simbolico si manifesta nel bambino, per la prima volta, intorno ai dodici/diciotto mesi ed è una fase evolutiva che interessa tutta la prima infanzia, tra i due ed i sette anni di vita. Proprio a questa età, difatti, il bambino mostra la capacità di capire il mondo attraverso l’uso di simboli. Per questo motivo si può affermare che il gioco di finzione è un’esperienza culturale e di crescita educativa.

Attraverso il gioco simbolico i bambini si avvicinano al mondo degli adulti, provano a capirne i rapporti che ne regolano il funzionamento, seguendo naturalmente il proprio modo di interpretare le cose.

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